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Si fa presto a dire “documentario”

Quando un tempo si parlava di “documentario” si pensava a un interessante ma pur sempre imprevedibile filmato sui leoni della savana.

Una voce fuori campo raccontava di come vivevano, di come cacciavano le prede, di quanto fossero essi stessi prede dei cacciatori di frodo.

Le riprese in campo lungo, tenute ferme grazie ai cavalletti per evitare che traballassero, ci dicevano quanto ci fosse estraneo quel mondo di animali che potevamo avvicinare solo allo zoo.

Oggi i documentari avvicinano la macchina da presa ai soggetti da riprendere. Gli animali feroci sono stati sostituiti da criminali, serial killer o presunti tali. Li seguiamo nella loro vita quotidiana prima di un processo, li sentiamo parlare al telefono dal carcere; oppure li osserviamo nelle aule dei processi.

Panciuti poliziotti americani li accompagnano in manette alla sbarra. Supponenti avvocati dello Stato ci convincono che sono loro le prede giuste, oltre ogni ragionevole dubbio. I ruggiti dei leoni si sono trasformati in proteste di libertà; e lo zoo comunale è diventato il nostro smartphone tascabile, la smart tv o il computer portatile che ha sostituito le sbarre con i display.

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​La scomparsa di Suor Catherine a Baltimora​

Venerdì 7 novembre del 1969, a Baltimora, la più popolosa città dello Stato del Maryland, suor Catherine Cesnik, un'insegnante dell’Archbishop Kenough High School sparisce.

Il suo corpo senza vita viene ritrovato in mezzo alla neve il 3 gennaio del 1970. La religiosa era stata uccisa all’età di 26 anni.

Nel 1992 Jean Wehner, quarantenne ex allieva del liceo, rivela di essere stata più volte molestata e stuprata da padre Joseph Maskell, il cappellano della scuola ai tempi in cui Catherine insegnava. Riporta alla luce anche padre Neil Magnus, che si era masturbato nel confessionale mentre lei gli rivelava gli abusi subiti da bambina.

Con la denuncia dell’ex allieva Jean viene alla luce lo scandalo che coinvolge la Chiesa cattolica di Baltimora.

La vicenda, approfondita con il docufilm The Keepers, uscito su Netflix nel 2017, rivela non solo le pratiche di pedofilia sulle ex allieve – che stanno alla base dell’uccisione si suor Cathy che le aveva scoperte – ma anche un’inquietante catena di complicità.

Si rivela l’omertà fra uomini potenti e poliziotti di Baltimora, che venivano accontentati dai preti molestatori con le loro giovani prede.

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​“La ragazza A”, quando il fanatismo supera l’affetto familiare​

Abigail Dean, avvocato con la passione del true crime, grazie all’analisi di storie di cronaca nera, dà alla luce al suo esordio “La ragazza A”, romanzo edito da Einaudi, un vero e proprio caso editoriale.

Scoprendo e osservando i casi di delitti accaduti negli Stati Uniti, Dean ha scritto un libro che da subito ha entusiasmato il grande pubblico.

Partendo dallo studio della storia di Fred e Rosemary West e leggendo del rapimento di Jasmine Block, Dean ha concluso la sua analisi con ciò che è poi divenuto il fulcro principale della sua narrazione, la storia della famiglia Turpin.

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​L’omicidio di Voghera. I media e la figura del “killer”​

A Voghera (provincia di Pavia) un avvocato, Massimo Adriatici, ex poliziotto, assessore alla Sicurezza del Comune, ha ucciso un cittadino originario del Marocco, con problemi psichici.

Le prime cronache ci hanno raccontato che il colpo è partito in modo accidentale.

Nel dare la notizia dell’omicidio di Voghera – anche nel corso dei telegiornali e dei giornali online di news – si è insistito sul fatto che la vittima fosse un “extracomunitario”, uno “straniero che dava problemi”.

Non è stato stigmatizzato né il ruolo di avvocato-killer; e neppure quello di assessore alla sicurezza che gira armato.

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​“Vendetta: guerra nell’antimafia”. Docu-serie italiana​

“Vendetta: guerra nell’antimafia” è la nuova docu-serie italiana Netflix in 6 episodi disponibile dal 24 settembre 2021.

La docu-serie racconta e ricostruisce le vicende umane e processuali, ma anche lo scontro, tra Pino Maniaci e Silvana Saguto, due personalità di spicco dell’antimafia.

Nel corso della loro vita professionale, Maniaci e Saguto si sono trovati coinvolti in situazioni controverse e accusati di reati contro cui esse stesse dovevano combattere.

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​“Clickbait”, serie tv thriller sulle distorsioni dei media​

La produzione originale Netflix più vista sulla piattaforma mondiale dello streaming è un thriller: la serie televisiva YOU, giunta alla terza stagione.

Il tema al centro della serie tv thriller You è quello dello stalking. Argomento delicato e importante.

Ecco la trama: un’attrazione istantanea tra una giovane coppia si evolve in qualcosa di più insidioso, quando l’aspirante scrittrice diventa l’ossessione del giovane brillante.

E’ quindi una serie televisiva da thriller psicologico, la produzione Netflix più amata dai suoi 200 milioni di utenti nel mondo.

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​Cronaca & Storia: “Giovane biondo notato vicino a Villa Sutter”​

Un giovane sui 20-25 anni, con baffi e basette lunghe, è stato avvistato a bordo di un’auto sportiva rossa in viale Mosto, dove abita Milena Sutter, e in via Peschiera, a Genova, dove si trova la scuola che la giovane frequenta, nei giorni precedenti la scomparsa.

A notare il giovane sono state alcune donne che abitano nei palazzi vicini a Villa Sutter, in viale Mosto, dove risiede la studentessa di origini svizzere.

Questa la notizia della seconda puntata della ricerca Cronaca & Storia sul Caso Sutter-Bozano, attraverso i giornali del tempo.

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Il libro "Il Biondino della Spider Rossa",
in ebook o in versione su carta
​Scritto dalla criminologa Laura Baccaro e dal giornalista e studioso Maurizio Corte sul (presunto) rapimento e omicidio di Milena Sutter (Genova, maggio 1971).​
​IL BIONDINO DELLA SPIDER ROSSA ​

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Il Corsivo

Il tema di questa newsletter è il documentario, un’opera la cui narrazione si basa sugli elementi reali di ambientazione, personaggi e fatti. Di primo acchito verrebbe da associarlo a biografie di persone e personaggi che hanno fatto la storia o la differenza nel mondo. Non solo. Spesso i documentari sono un tramite per far conoscere storie vere di persone anche sconosciute.

Una riflessione mi fa domandare: è lecito mostrare luoghi e volti di coloro che alle spalle hanno un vissuto difficile e doloroso? Ne lede la privacy oppure potrebbe avere un fine educativo e riflessivo sulle vite e azioni altrui?

L’approccio al documentario deve essere particolare e attento. È un’immersione e un coinvolgimento totale da parte dello spettatore che sceglie di tuffarsi nella vita di qualcun’altro. Una sfida difficile è quella di non giudicare le scelte e le azioni intraprese dai personaggi coinvolti nel documentario, ma è giusto ricordarsi che il fine non è quello.

Quest’opera vuole farci smuovere emotivamente poiché, trattandosi di storie vere, la sua strategia è quella di usare l’emozione per avvicinarsi a noi. Sfido chiunque non abbia mai provato una qualsiasi emozione derivante dalla visione di un documentario che lo ha fatto sentire più vicino ad esso, più empatico e comprensivo. È arduo arrivare alla fine della storia con uno stato emotivo di totale indifferenza.

All’emozione segue la riflessione. Il documentario ci regala il valore aggiunto di una visione oggettiva e trasparente – come in teoria dovrebbe essere – di una realtà che esula dall’illusione e dalla finzione, da sempre elementi regnanti nel mondo cinematografico.

Gaia Corradino

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