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Redazione Il Biondino della Spider Rossa

Come i media raccontano la vittima nei casi di cronaca nera

Published about 2 years ago • 4 min read

Crime Window Newsletter 16 - Vittima e Cronaca Nera - ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media

Come i media raccontano la vittima nei casi di cronaca nera

C’è sempre qualcuno che è costretto a stare in silenzio, in un caso di cronaca nera. Di solito è la vittima. Accade non solo perché – se è stata assassinata – non può parlare. Accade soprattutto perché non c’è nessuno che le dà voce.

Non le danno voce i famigliari, che sono avvolti dal dolore e dallo smarrimento. Non le dà voce neppure l’avvocato dei famigliari, quelli che poi diventeranno la parte civile nel processo all’imputato. Se, beninteso, si trova una persona con elementi sufficienti a sfavore da imputarle qualcosa.

L’avvocato non dà voce perché non è mestiere dei legali – anche se spesso ci provano – fare comunicazione. Partono, infatti, dall’idea che comunicare sia professione facile; a basso costo. Non è così.

A parlare sono, così, gli uomini (o le donne) che sono sospettati o arrestati. Lo fanno attraverso il loro legale, che pure lui non è un esperto di comunicazione ma che ha dalla sua un vantaggio: la voglia e il bisogno di notizie dei giornali.

E così capita sovente che siano i presunti colpevoli ad avere l’unica voce. Non vi è contraddittorio. Non vi è possibilità di scelta per chi segue i media. C’è solo una prima, a volte condizionante, unica versione dei fatti.

Crime Window Newsletter 16 - Yara Gambirasio - ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media

La vittima e l’offender: Yara Gambirasio e Milena Sutter

Cos’hanno da condividere Milena Sutter e Yara Gambirasio? Un elemento comune ai casi di Yara Gambirasio (Brembate di Sopra, Bergamo, 2010) e Milena Sutter (Genova, 1971) è la domanda: la vittima e l’offender si conoscevano?

Domanda: Yara conosceva Massimo Bossetti, condannato in primo grado e in appello all’ergastolo per l’omicidio della studentessa bergamasca?

Domanda: Milena conosceva Lorenzo Bozano, assolto in primo grado e condannato in appello all’ergastolo per il sequestro e l’omicidio della ragazzina di origini svizzere?

Le amiche di Yara Gambirasio sostengono che non hanno mai visto Bossetti né in palestra né fuori dall’edificio.

Anche la sorella di Yara, Keba, in tribunale ha detto: “Non ho mai visto Bossetti, né attorno alla palestra, né vicino a casa”.

Il fratellino della vittima ha detto che “Yara aveva paura del signore con la barbetta”. Gli inquirenti hanno trovato plausibile ricondurre la frase del bambino a Massimo Bossetti, il quale all’epoca dei fatti portava un pizzetto biondo.

“Aveva paura di un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa”, ha aggiunto il fratellino di Yara Gambirasio.

Vi è una singolare somiglianza con il caso di Milena Sutter, su questo intervento di un fratellino minore che chiama in causa un soggetto estraneo. Un soggetto in qualche modo somigliante alla persona accusata della morte della vittima.

Nel caso di Milena, secondo la cuoca di Casa Sutter, la signora Rosa O., il fratellino della ragazzina scomparsa a Genova il 6 maggio 1971 avrebbe parlato con la sorella di un tizio con la spider rossa. Il giovane con la spider avrebbe sostato in via Orsini, poco distante dalla casa della vittima.

Nessuno ha però mai dimostrato che Milena Sutter e Lorenzo Bozano si conoscessero. Anzi, l’amica del cuore della vittima, Isabelle, smentisce questa possibilità.

Crime Window Newsletter 16 - Anna Politkovskaja - ilbiondino.org - ProsMedia - Agenzia Corte&Media

“Anna Politkovskaja. Reporter per amore”. Il romanzo d’amore sulla giornalista uccisa

Una storia d’amore sulla giornalista d’inchiesta coraggiosa e dalla parte della gente, assassinata nel 2006 nella Russia di Putin. Il romanzo, edito da Morellini, intreccia la narrazione romantica con il ricordo dell’impegno senza soste per un giornalismo scomodo e d’inchiesta.

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Le uscite nelle sale dei cinema italiani ci riservano alcune pellicole interessanti. Ne segnaliamo due: “Lamb”, un thriller horror ai confini della logica, fatto di silenzi e sospensioni in cui la paura si insinua minacciosa e ambigua.; e una storia di trasformazione educativa: “Luana: il villaggio alla fine del mondo”.

Il trailer della newsletter Crime Window: Il silenzio degli innocenti (film, 1991)

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Giornalismo d’inchiesta: la via d’uscita per un’informazione di qualità

L’inchiesta può diventare la carta vincente per riscoprire i valori fondanti del mestiere di giornalista e far emergere l’informazione di qualità. In un’epoca in cui siamo ogni giorno investiti da una overdose di notizie, si avverte ancora di più la necessità di un’informazione credibile.

Cronaca & Storia: Un testimone per il caso di Milena Sutter

La serie di articoli su come i giornali genovesi raccontano la sparizione di Milena Sutter e i sospetti su Lorenzo Bozano (Genova, maggio 1971).

“A letto con il nemico” (regia di Joseph Ruben, 1991)

News

Il libro "Il Biondino della Spider Rossa",
in ebook o in versione su carta

Scritto dalla criminologa Laura Baccaro e dal giornalista e studioso Maurizio Corte sul (presunto) rapimento e omicidio di Milena Sutter (Genova, maggio 1971).
IL BIONDINO DELLA SPIDER ROSSA

Libro "Il Biondino della Spider Rossa " - Caso Sutter Bozano - Agenzia Corte&Media

Il Corsivo

Nei racconti di cronaca nera la vittima si trasforma in un catalizzatore di empatia. Spesso il sentimento che pervade il lettore è di pietà. Si pensa alla sua famiglia, ai suoi conoscenti, alle persone care che sopravvivono alla perdita. Il loro dolore diventa un po’ il nostro.

La vittima non è più una persona come tante con pregi e difetti, passioni e repulsioni. Ma diventa una tela bianca, svuotata della sua identità, su cui riversare tutta la nostra compassione.

L’eccessiva pietà nei confronti della vittima sfocia nell’estremo opposto: un sentimento rancoroso di puro disprezzo nei confronti dell'autore di reato, che offusca il giudizio critico.

Lo Storytelling applicato alla cronaca nera ha il dovere di ammortizzare le emozioni attraverso l’utilizzo di un linguaggio privo di stimoli emotivi. Mantenere una visione d’insieme chiara e precisa sugli eventi, permette di capire meglio le dinamiche del caso. E vieta di giungere a conclusioni affrettate sul conto dell’autore di reato.

La vittima, a questo punto, smette di essere l’arma narrativa utilizzata per disumanizzare il colpevole. Cessa anche di essere la chiave su cui si fa leva per incastrare un assassino. Ma viene considerata come una persona, protagonista a sé stante del racconto di cronaca.

Nicoletta Apolito

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